Musica, prosa, danza e il minifestival “In
viaggio con Salieri” per esplorare le opere del
compositore italiano di Elena Filini
Avrebbe potuto andargli un po’ meglio. Sarebbe bastato
ricordarlo come uno dei maestri di Ludwig van Beethoven. E
invece: Mozart versus Salieri. Una definizione sommaria che
ha finito per diventare storia. Una bugia e una mezza verità,
insaporite però da cronache di livore, antagonismo, plagio.
“Mediocri, ovunque voi siate, io vi assolvo” biascicava
l’anziano e demente Salieri nel finale del cult di Miloš Forman
dopo aver confessato l’avvelenamento (questa è la bugia) del
rivale. Così in fondo ce lo consegna Puškin e così la pièce di
Peter Shaffer da cui è tratto il film Amadeus.
La mezza verità è invece che Antonio Salieri, biograficamente,
fisicamente e spiritualmente, rappresentò davvero lo spirito di
una stagione al tramonto. Italiano e dunque operista per diritto
di cittadinanza, allievo di Gluck quando il gluckismo era ormai
un fenomeno in evanescenza, Salieri finì per diventare, agli
occhi del secolo successivo, l’immagine preferita del musicista
agè. Celebrativo, pomposo, superato. “Artista curioso più che
perspicace, diligente e versatile più che geniale – scrive
Giovanni Carli Ballola – mancò a Salieri l’intuito nel vagliare
(…) l’oro vero dall’oro matto, l’autentica novità dal
vecchiume rimesso a nuovo, l’elemento progressivo da quello
conservatore”. In questo senso, e prima che un persistente
intreccio lo marchiasse definitivamente come il competitor di
Mozart, i due musicisti furono già nemici. E tuttavia di
Antonio Salieri converrà tornare a parlare. Storicamente infatti
il compositore appartiene di diritto a quella cerchia di musicisti
di talento, uomini di mondo e di potere, che dalle campagne
venete emigrarono a Vienna, Dresda, Parigi, Londra, e seppero
trasformare il teatro musicale italiano in opera mondo.
Musicisti e, soprattutto librettisti, come Lorenzo da Ponte,
Caterino Mazzolà, Giuseppe Bertati. Nessuno pari a Salieri
però influenza e fortuna. In memoria di Antonio Salieri la città
di Legnago ha eretto nel 1925 un teatro, aperto in occasione
del primo centenario dalla morte. Gestito dalla Fondazione
culturale Antonio Salieri, che nel 2011 ha affidato la direzione
artistica a Federico Pupo, questo teatro rappresenta, per idee e
coraggio, una felice anomalia italiana. La stagione, presentata
pochi giorni fa, delinea un ampio cartellone. A partire dalla
prosa, con sette eventi aperti dal Furioso Orlando di Stefano
Accorsi e conclusi dalla Grande Magia di Eduardo con Luca
de Filippo; procedendo con la danza, con quattro eventi,
dove si ritroverà Daniel Ezralow con Open, per arrivare alla
musica con Apap e Brunello, Sokolov ma anche Fresu e
Bonaccorso ed un’inedita sezione dal titolo Canzoni d’Italia:
dallo swing a Gino Paoli.
Punto d’onore della stagione è però il minifestival “In
viaggio con Salieri”, segno evidente dell’ intenzione della
nuova direzione artistica di riportare ad emersione l’opera
vocale e strumentale di Antonio Salieri. Intrecci tra la vita e
l’opera del compositore si mescolano in questo itinerario
storico e musicale dentro un poco conosciuto primo
Ottocento. Nel quale si scopre una lettera di diploma di
Salieri ad un giovane studente di talento, Franz Schubert. È
il 21 settembre 1819 e da qui prende avvio il concerto che
mercoledì 31 ottobre vedrà l’Accademia musicale di San
Giorgio di Venezia proporre la Sinfonia in Re maggiore “La
Veneziana” di Salieri abbinata alla Grande (sinfonia in Do
maggiore, D 944) di Franz Peter Seraph. L’11 dicembre si
passerà poi a Vienna, città che per la ricchezza di
compositori e musicisti di valore è definata da Charles
Burney “sede imperiale della musica oltre che del potere”.
Cimarosa, Anfossi, Martin y Soler e naturalmente la musica
da teatro di Salieri compongono il menù di un originale
pastiche ideato da Vincenzo de Vivo che avrà in Elio
un’insospettabile voce narrante (con le voci di Dorela Cela,
Doriana Castellano, Riccardo Gatto, Alessandro Sessolo e
Federico Brunello al fortepiano). Concludono il ciclo,
giovedì 31 gennaio, i Sonatori de la Gioiosa Marca con un
viaggio nel classicismo strumentale che prende le mosse
dalla Sinfonia in Si bemolle di Francesco Salieri, fratello
maggiore del compositore, violinista ed allievo di Giuseppe
Tartini, per proporre il Quartetto in Mi di Florian
L.Gassman, Kappelmeister di Giuseppe II e, dopo un
incontro fortuito a Venezia, maestro e mentore del sedicenne
Antonio Salieri.