prodige della musica. Forse ci manca quella genuina gelosia della
nostra terra, della nostra identità, della nostra cultura? Perchè, me
lo si permetta, è da incoscienti non provare una sensazione di
desolazione, non avvertire un vuoto girovagando tra i nostri rioni e
le nostre eleganti vie cittadine. Quel vuoto è rappresentato
dall'assenza delle spoglie, dove riposano in pace i Nostri cari, del
più grande legnaghese di sempre. Del Salieri non si contano i
riconoscimenti: il Cavalierato della Legion d'Onore, la decorazione
con la Civil- Ehrenmedaille d'oro, la nomina a membro
dell'Académie Royale des Beaux Arts, fu socio di innumerevoli
istituzioni musicali francesi e tedesche. Contribuì alla fondazione
del Conservatorio di Vienna. Ma una cosa, su tutte manca: quella
cristiana e sommessa vicinanza agli ultimi resti terreni del
Maestro. Quelle carezze sopra una bara che esprimono
tacitamente profonda gratitudine e nel contempo orgoglio della
distrinta cittadina legnaghese. Senza Salieri siamo naviganti
senza nocchiero! Riportare in terra madre il compositore di
"Europa Riconosciuta" è un'opera pia soprattutto per noi. Occorre
ricordare chi siamo, qual'è la nostra origine, da dove veniamo è
un saggio esercizio per capire dove stiamo andando e gettare
un'ancora di certezza e solidità concettuale nella vacuità odierna.
Solo con Il Salieri nel Cimitero Cittadino, Legnago potrà, per la
prima volta, guardare il proprio passato dritto negli occhi. Salieri
per noi, rappresenta quello che Vespasiano Gonzaga è stato per
Sabbioneta: una luce, una bussola, un ideale. Compito Nostro,
dunque, è essere severi custodi di quei resti, di quelle spoglie che
non ammuffiscono mai! Poiché la musica, come la bellezza non
muore mai!Concludo riprendendo quella massiccia considerazione
del Foscolo che avevo inserito in un mio articolo proprio sulle
celebrazioni della nascita dell'illustre compaesano:"Le tombe dei
forti"- sosteneva Foscolo-"rendono bella la terra e spingono a
grandi opere". Ecco, voglio vedere la mia terra, la Mia Legnago più
bella, più forte! Per la Nostra comunità quelle mute spoglie
porteranno, ne sono convinto, più luce e più splendore nella
Bassa Veronese perchè attraverso la loro commemorazione ed il
loro ricordo suscitano quei valori immortali, eterni, divini che
hanno ammagliato i grandi uomini, come Antonio, e devono
essere il faro d'Alessandria dei nostri centri e delle nostre realtà.
Legnaghesi, destiamoci! Riportiamo Salieri a casa! Riportiamo la
Sacre spoglie nella terra natia! È un dovere morale, umano per noi
e per Salieri!
Paolo Cecco (da il “BASSO ADIGE” del 22 novembre 2010).
Riportiamo Salieri a casa "Riposa in pace!
Non coperta di polvere l'eternità ti
èriservata. Riposa in pace! In eterne armonie
si è dissolto il tuo spirito. Egli ha espresso se
stesso in note incantevoli ora è salpato
verso l'eterna bellezza". Questa è l'epigrafe,
impressa sulla tomba di Antonio Salieri,
sgorgata dal cuore di Joseph Weigl, suo
allievo e successore nella direzione dell'Opera
di Vienna. Una scritta indelebile, un omaggio
alla memoria di uno degli artisti più
importanti del Settecento che non è letta dai suoi concittadini
semplicemente per il fatto che il feretro del musicista
legnaghese si trova in "terra straniera", come si sarebbe detto
qualche decennio fa: più precisamente a Vienna, in quella
elegante città di quell'impero Austro Ungarico che per un paio
di secoli riuscì ad imitare la Firenze rinascimentale, una
incantevole Samarcanda, un comodo salotto dello spirito e
dell'intelletto dove si offriva ospitalità agli artisti, scienziati ed
agli uomini illustri della viva società civile dell'epoca. Ebbene,
confesso fin d'ora che voglio porre termine al sonno pacifico,
troppo spesso dimenticato il più delle volte snobbato, nel quale
abbiamo consegnato il Nostro più illustre compaesano: voglio
destare il Legnaghese e richiamarlo in Patria; nella terra dei suoi
Padri, in quella sperduta pianura veneta che ancora oggi
attende, pazientemente, il ritorno a casa del figliol prodigo. E
qui mi ricollego al fervente appello lanciato dal Maestro di
pianoforte, Vittorio Vedovato, dove in occasione del "Salieri
Opera Festival"dello scorso mese, ha manifestato il suo
desiderio di rivedere le sacre spoglie del Musicista in terra
veronese:"..In attesa che il vento soffi in direzione di Legnago
per accogliere le Sue preziose ceneri", così si concludeva il
saluto del versatile pianista. E voglio far mio questo ancorato
appello e scuotere le istituzioni, gli enti e le imprese, ma
soprattutto i miei concittadini per omaggiare il Nostro territorio
di quelle ceneri, di quei resti che troppo a lungo, ingiustamente,
sono state conservate troppo distanti da noi. Il rispetto della
Storia non può esserci fin tanto che essa viene misurata sugli
interessi di singole persone. La Storia richiede passione per
l'uomo e amore per la Verità. È giunto il sacrale momento nel
quale la comunità legnaghese si rimpossessi di un brandello
indelebile della sua Storia ed identità musicale, culturale nonché
spirituale. Nel pieno del Settecento, Antonio Salieri con il suo
genio e la sua arte, immortalò una piccola cittadina di provincia
nei libri di Storia . È giusto che a far da balia ed a vegliare sul
sonno eterno del compositore sia quella stessa collettività che
ha partorito e svezzato un suo figlio, già a quindici anni enfant