G.B. Cavalcaselle
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Giovanni Battista Cavalcaselle Fu scrittore e critico d'arte italiano nacque a Legnago il 22 gennaio 1819, da Pietro ed Elisabetta Giustina Rosina.  Giobatta, sin dalla prima giovinezza, trovò nella famiglia stimoli e  interesse per l'arte. Uscito dalla scuola popolare si recò a Venezia per studiare all'Accademia delle Belle Arti. Partecipò alla Rivoluzione del 1848 e fu condannato a morte dagli  Austriaci, riuscendo però a fuggire in Inghilterra, dove visse alcuni anni. Qui incontrò un giornalista inglese grande conoscitore di pittura Joseph Archer Crowe e con lui scrisse la  "Storia dei pittori fiamminghi" (1856), seguito da "Storia della pittura in Italia" (1864-1866). Tornato in Italia nel 1857 visitò le regioni del centro e del sud, sotto falso nome, con  salvacondotto inglese. Nel 1867 ottenne la direzione del museo del Bargello a Firenze e nel 1875 fu nominato Ispettore Generale per la pittura e la scultura. Seguiranno gli anni delle  grandi monografie di Crowe e Cavalcaselle  su Tiziano e Raffello (La vita di Tiziano, Londra, 1876, e La vita di Raffaello, Londra, 1883). Per i suoi studi e le sue capacità attributive,  Cavalcaselle è considerato il fondatore della moderna critica dell'arte. Rilevante fu anche il suo apporto alle tecniche di restauro per le quali, nonostante molte difficoltà concettuali,  contribuì proponendo nuovi e più aggiornati criteri. Morì a Roma il 31 ottobre 1897. Notizie tratte dal testo: M.Fortunati-A.Marchiori-F.Nalin-P.Sartori "Una vita per l'arte" Regione del  Veneto G.B. CAVALCASELLE  PATRIOTA.  Inviato da un Generale, partecipò ai moti del 1848, fu condannato a morte. Si salvò in Svizzera con un lasciapassare di Mazzini.  Lavorò a Torino con i  Savoia e poi al Ministero a Roma per la catalogazione delle opere d’arte dell’ Italia Unita. Citato dal il Sole 24 Ore tra i personaggi che  contribuirono all’Unità d’Italia non solo come patriota, ma lavorando intensamente per l'arte.  La ricerca s’incentra su un manoscritto di eccezionale importanza nell’ambito della storiografia artistica in Italia della seconda metà dell’Ottocento: la minuta di  Cavalcaselle per la History of Painting in North Italy , pubblicata a Londra nel 1871 e mai tradotta in italiano. La trascrizione di questa prima stesura propone un  caso eccezionale per analizzare le modalità di traduzione testuale di un’eccezionale esperienza visiva, quale quella di Cavalcaselle, e per ripercorrere – sia da un punto di vista linguistico e  lessicale, sia da un punto di vista contenutistico – il passaggio da un testo privato, redatto per il collaboratore Joseph Archer Crowe, ad un testo pubblico, anche in rapporto con altre  forme di documentazione (in particolare con quella fotografica). 
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Certa è la fama di G.B. Cavalcaselle, grande conoscitore e storico d’arte, ispettore alle Belle Arti e patriota, nato nel comune di Legnago nel 1819 e morto a Roma nel 1897. Egli costituì una delle personalità più significative dell'Ottocento nel campo della tutela e della conservazione dei beni artistici, fu un giovane mazziniano, diede il suo contributo alla formazione dello Stato  unitario, partecipò in prima persona ai moti del 1848 e alla difesa della repubblica di Venezia nel 1849. La sua vita e le vicissitudini che lo coinvolsero furono così importanti che i  Legnaghesi e il mondo intero non devono dimenticarsi di lui. Noi abitanti di Vangadizza, oggi, lo abbiamo ricordato in questo modo. Sosteniamo inoltre che, senza ombra di dubbio, che G.B.  Cavalcaselle è nato a Vangadizza in Borgo Cavalcaselle dove i suoi genitori abitavano ed erano proprietari di terreni, case e stalle. Noi ne abbiamo le prove. La casa, in stato di abbandono, si può ancora vedere. Le sue gesta ci sono state tramandate dai nostri anziani (lavoratori alle dipendenze del signor Pietro Cavalcaselle). Anche i nostri genitori e le nostre nonne ci  narravano i particolari del lieto evento avvenuto in questa nobile famiglia in Borgo Cavalcaselle. Giovanni Battista Cavalcaselle è uno di Noi, è uno di Vangadizza. Egli venne battezzato a Legnago e registrato nella Parrocchia di S. Martino perché in quel periodo (e precisamente dal  1808 in poi) la chiesa di Vangadizza era in rifacimento ed i padri Camaldolesi se ne erano andati ritirandosi nell’abbazia di Badia Polesine. Per questi motivi la nostra chiesa era inutilizzabile  e senza pastore. Il primo parroco designato a professare nella nostra parrocchia fu Vicentini don Giobatta nel 1827. Ricordiamo inoltre, con rammarico, che una vecchia amministrazione  poco accorta e sleale nei nostri confronti, sostituì il toponimo Cavalcaselle con via F. Lippi (noto pittore), azione che noi tuttora disapproviamo e lo dimostra il fatto che, a distanza di anni,  ancora oggi nel nostro discorrere quotidiano, quando parliamo di quella contrada, la indichiamo con il nome  “Cavalcaselle”.   LUCIO MARTINELLI 
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